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"Quando il bambino era bambino….
…era l’epoca di queste domande: …”. Un’amica, secondo cui il mistero deve accompagnare sempre la vita dell’uomo, mi ha indotto a rileggere una poesia di Peter Handke, poeta e scrittore che amo molto. “Elogio dell’infanzia“, da cui sono tratti i versi citati sopra, invita a contemplare l’ “apertura“, del bambino che ognuno di noi è stato, alla magia, al mistero, e a qualsiasi dimensione dell’esistenza, senza pretendere di dichiararne nessuna priva di senso. In realtà, penso sia capitato a tutti, non solo a genitori e maestri, di rimanere a bocca aperta di fronte a qualche “perché” dei bambini. Tuttavia pochi, immagino, pensano che in quei “perché“, ripetuti a volte quasi ossessivamente,…
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Tempo di ripensamenti
C’è un concetto, espresso da papa Francesco, in interviste o discorsi, che fa riflettere, che potrebbe far riflettere. Si tratta dell’idea secondo cui oggi occorrerebbe rielaborare tutto il pensiero (non solo teologico) a partire dalle periferiedel mondo, a partire dagli “altri”, da quelli che non hanno una vita e non hanno voce. Probabilmente, è tutta qui la “novità“ e la “sfida” di questo papa. È da qui, e non tanto dal suo parlare di povertà, di chiesa povera o di riforma delle sue strutture, che si originano le motivazioni profonde di alcune forme, palesi o sotterranee, di preoccupazione e di opposizione alla sua linea, che emergono non solo in grossi…
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Da ‘dove’ parli?
Immaginate quali effetti potrebbe avere abituarsi ad estendere questa domanda, al di là dei convenevoli della comunicazione telefonica quotidiana. Immaginate che significherebbe renderla propedeutica a ogni forma di comprensione di ciò che viene pensato, detto, ascoltato o letto, soprattutto quando si tratta di questioni di interesse generale o pubblico. In tal caso, si capisce, il “da dove” non dovrebbe essere inteso in senso topologico ma logico ed ermeneutico. In realtà, si tratterebbe di allenarsi a mettere a fuoco, nella conoscenza e nella comunicazione, primariamente, non ciò che viene detto, scritto o argomentato, ma le pre-condizioni – culturali, psicologiche, sociali, economiche … – a partire dalle quali qualcuno parla, pensa o…
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Se il cielo tocca la terra…
Chissàse alcuni di voi hanno mai fatto la mia stessa esperienza. Certo non in Italia. Perché i limiti e la configurazione del nostro paesaggio non ne offrirebbe l’occasione. A me è capitato, una volta, in Brasile. In un’area non distante dal centro geodesico dell’America del Sud. Quando mi sono trovato, all’improvviso, davanti a una pianura sconfinata. Senza montagne, né colline, né foreste, nécostruzioni di sorta che potessero costituire un ostacolo per lo sguardo. Era una visione dove l’occhio si perdeva, era “libero” di perdersi, senza nessun limite all’orizzonte, direi quasi senza nessun orizzonte. C’era solo “qualcosa”, come due piani indefiniti, il cielo e la terra, che, paralleli, senza incontrarsi mai,…
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Il posto vuoto
“Ci sono tempi nei quali pensare che esista qualcos’altro o che la realtà possa anche essere diversada quella che al momento ci si offre come unica può essere il solo conforto possibile” (W. Schmid). Quello che stiamo vivendo adesso è proprio uno di quei momenti? Certo, oggi un qualche bisogno di conforto sembra evidente, per molte ragioni. Ma, forse, avremmo bisogno di introdurre quella modalità di pensiero in ogni fase della nostra vita. E non pretendere di occupare tutte le caselle, in ogni possibile rappresentazione del mondo e della realtà. Allenarsi a lasciare, invece, sempre, un “posto vuoto”, una porta aperta, si potrebbe dire, senza la quale siamo destinati a…