• L’ordine del desiderio

    Che succede se il desiderio non è più solo “desiderio” ma “norma“? Se non è più ciò che deve essere gestito dalla ragione, o dal Sé della psicoanalisi; ma una “pratica” che ha valore positivo in se stessa, si può ancora parlare di desiderio? O non capita, piuttosto, che l’apologia dell’individuo che desidera porti alla diffusione di un’altra, paradossale, forma di sistema normativo, verso un vero e proprio “ordine del desiderio”, questo sì davvero paradossale? Si parla di valore ma in realtà si fabbrica la norma, come nota Olivier Roy. Infatti, se il desiderio è prevalentemente norma, allora desiderare diventa solo comportamento, principio che spinge all’azione, verso una “pratica” di…

  • Quell'oscuro desiderio…

    Chissà da quali grovigli interiori nasce quell’oscuro desiderio di vedere la gente “in ceppi”, che eccita la mente di tanti, come una strana forma di voyeurismo. Credo che neppure la psicanalisi possa aiutarci a capire quale sia l’utilità o la funzione del farsi “consumare” da quel desiderio, che ritorna ogni tanto in modo prepotente, come accade oggi. Intendo l’utilità e la funzione soggettiva.  Forse avremmo bisogno di dotarci di una sorta di “dispositivo” ermeneutico “assemblando” Freud e Nietzsche. Un tipo di operazione in cui era maestro Michel Foucault. Ma, tant’è, nel tempo delle fake news, non si accettano maestri, perché ognuno si considera maestro. Anzi, maestro di assoluto! Certo, la…

  • Mai più solo crescita!

    Forse ha ragione Peter Sloterdijk (Crescita o extraprofitto, Mimesis Edizioni) quando colloca un fattore fondamentale della crisi della politica attuale nella incapacità delle classi dirigenti europee di tradurre in narrazione efficace i bisogni profondi dei popoli europei d’oggi. Insomma siamo di fronte anche a un difetto di parola, di linguaggio: il che significa anche un difetto di Idea, o di Pensiero, come ritiene d’altronde anche Alain Badiou (La vera vita, Ponte alle Grazie). Questo handicap, linguistico e di pensiero, delle classi dirigenti europee (e si badi bene a non pensare solo alle classi dirigenti al potere, perché questo “vuoto” riguarda in modo particolare, e forse di piú, le classi di…

  • La vita è una ginnastica del desiderio

    Sembra così semplice e ovvio oggi il linguaggio del desiderio! Eppure l’esperienza lo smentisce continuamente, rivelandone le trappole, i vuoti, l’ambivalenza, gli inganni. La semplificazione attuale degli oggetti del desiderio e il marketing dell’immaginario hanno spostato il “desiderare” nel campo delle “procedure”, in vista di “obiettivi” facilmente individuabili. In realtà, tutta la scena del desiderare ha a che fare piuttosto con la sfera dell’incertezza. “Desiderio”, infatti, si riferisce a un’assenza. Spesso a una perdita. E, comunque, a una mancanza. Perciò, anche, a un’attesa. È stato detto che la carenza di desideri è povertà, ma, a voler essere realistici, è proprio il desiderio a rivelare l’essenziale mendicità della condizione umana. Per…

  • Tutti dicono I love You

    In tempi di “amore liquido” (Bauman) possiamo smettere di interrogarci su cosa diciamo quando diciamo: ti amo? O vogliamo appaltare, anche su questo argomento, il nostro cervello a conduttori e comparse di talk show e reality? E allora cominciamo, facendoci guidare dalle riflessioni del raffinato filosofo Jean Luc Nancy, (Sull’amore, Bollati Boringhieri; vedi anche Nancy, M’ama non m’ama, Utet), dal constatare che in questo nostro mondo, comandato da troppi calcoli, aspettative e valutazioni, si ha l’impressione che amare sia sottoposto a troppe domande. “Amare – si, ma secondo quale misura di gusto? Secondo quale aspettativa di durata, secondo quale modo di esistenza? Secondo quali rischi e quali chance? Amare – sì,…