• L'altro nome della bellezza: imperfezione

    Affermazione certamente dissonante, almeno di fronte al tipo di consapevolezza culturale, comune tra noi occidentali. Infatti, chi accosterebbe bellezza con imperfezione? Ci viene più “naturale” evocare con la nozione di bellezza lo splendore della natura che fiorisce, l’armonia di un corpo, la perfezione dell’ideale, il bene o la santità, magari l’oggetto perfetto del desiderio, ma, sicuramente, per nessuno sarebbe facile vedere nell’imperfezione, nella disgregazione, nell’umiltà (= ciò che è fatto di terra e di fango), un’incarnazione stessa della bellezza. È così difficile, infatti, sottrarsi, almeno a livello cosciente, alla prigione interiore del dualismo bellezza-bruttezza, dalla quale siamo soliti giudicare ogni cosa, secondo rigidi canoni di gusto.  E allora potrebbe essere…

  • Alla ricerca del piacere perduto….

    Sembra paradossale parlare oggi di ricerca del piacere!  “Piacere” infatti è senz’altro una di quelle parole oggi più inflazionate (o abusate, come “amore”), a tal punto che il loro significato va quasi sbiadendosi, come i colori nei giorni di nebbia! Inoltre appare scontato parlare oggi di ricerca del piacere, dal momento che quest’ultima sembra l’occupazione quotidiana di chiunque. Tuttavia se veramente la gente cercasse il piacere dalle cose e dalle esperienze della vita forse tutto sarebbe diverso! Se invece di essere intenti a possedere, controllare o consumare ogni cosa, persona o esperienza, cercasse di “goderne”; se non considerasse “piacere” l’affannosa rincorsa di semplici “stimoli”, nel vano tentativo di fuggire la…

  • A come "alba"…La scuola delle cose

    Cercando un’altra scuola… E antiche maestre…. E lezioni nella universale “lingua materna”. Può capitare di incontrare, semplicemente, “le cose”… e la “lezione delle cose”! Le cose come antiche maestre! Per reinventare l’antico alfabeto e reimparare le storie dal vecchio sillabario! O meglio potrebbe accadere, se sapessimo ancora riconoscere la lingua “materna” come un bambino e avessimo lo sguardo degli innamorati o dei poeti!  Comprendere la lezione delle cose non richiede competenze speciali, così come non occorrono abilità speciali a un innamorato o a un lattante. Basta desiderare, guardare, ascoltare, toccare. Quella delle cose è veramente una scuola per tutti, senza differenze. Non ci sono “asini” in questa scuola, non ci…

  • Ricordando Wittgenstein. A proposito di maestri

    Forse “cultura”, “sapere”, sono sempre, in un certo modo, un ricordare, un fare memoria. Forse la cultura è nata proprio come memoria. Memoria nel senso di “memoriale”, secondo il significato che tale termine conserva nel linguaggio religioso e in quello teologico, come ciò che consente di rivivere, di ri-presentare attualmente l’evento del passato, in tutta la sua efficacia e non solo come puro ricordo mentale. Da questo punto di vista il sapere, se è tale, non può non essere sempre incontro effettivo, esperienza, incontro denso di senso, “conversazione” attuale con protagonisti o documenti nodali del cammino della ricerca, dell’esperienza e del cammino intellettuale dell’umanità. Il vero sapere, il vero conoscere…