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La strana tempesta
Lasciate che vi racconti la storia di un amore, quasi clandestino; lasciate anzi che io renda il dovuto e grato omaggioall’oggetto di un amore scoperto negli ultimi mesi dell’università. Naturalmente parlo di amori intellettuali o, forse, dovrei dire spirituali, perché non si è mai trattato solo di intelletto. Ebbene, il mio primo amore è stato la filosofia con tutto ciò che essa implica e significa, ma “l’altro”, quello che non ha smesso di intrecciarsi e rivaleggiare, da un certo momento, con il primo, “l’altro”, al cui fascino non ho resistito e che, in un certo senso, mi ha fatto girare la testa, è stata la “nuova” fisica, quella nata dalla “grande…
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Fallimenti umani e compassione
Il fallimento e lo scacco sono esperienze di fronte alle quali gli esseri umani reagiscono sempre in modo scomposto. E tuttavia, occorre onestamente prendere atto che i fallimenti costituiscono la “costante” più evidente e innegabile di ogni narrazione della storia, sia quella degli individui, che quella delle comunità o dei popoli. Una costante talmente “ingombrante” da mettere in crisi tutti i tentativi, finora intrapresi dal pensiero occidentale, di elaborare trionfanti filosofie della storia e disegni organici dello sviluppo delle civiltà. Se poi proviamo ad allargare un po’ lo sguardo, ci accorgeremo che, al di là della vicenda umana, anche tutta la storia del cosmoe quella della natura raccontano di una…
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La vita è una ginnastica del desiderio
Sembra così semplice e ovvio oggi il linguaggio del desiderio! Eppure l’esperienza lo smentisce continuamente, rivelandone le trappole, i vuoti, l’ambivalenza, gli inganni. La semplificazione attuale degli oggetti del desiderio e il marketing dell’immaginario hanno spostato il “desiderare” nel campo delle “procedure”, in vista di “obiettivi” facilmente individuabili. In realtà, tutta la scena del desiderare ha a che fare piuttosto con la sfera dell’incertezza. “Desiderio”, infatti, si riferisce a un’assenza. Spesso a una perdita. E, comunque, a una mancanza. Perciò, anche, a un’attesa. È stato detto che la carenza di desideri è povertà, ma, a voler essere realistici, è proprio il desiderio a rivelare l’essenziale mendicità della condizione umana. Per…
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L'altro nome della bellezza: imperfezione
Affermazione certamente dissonante, almeno di fronte al tipo di consapevolezza culturale, comune tra noi occidentali. Infatti, chi accosterebbe bellezza con imperfezione? Ci viene più “naturale” evocare con la nozione di bellezza lo splendore della natura che fiorisce, l’armonia di un corpo, la perfezione dell’ideale, il bene o la santità, magari l’oggetto perfetto del desiderio, ma, sicuramente, per nessuno sarebbe facile vedere nell’imperfezione, nella disgregazione, nell’umiltà (= ciò che è fatto di terra e di fango), un’incarnazione stessa della bellezza. È così difficile, infatti, sottrarsi, almeno a livello cosciente, alla prigione interiore del dualismo bellezza-bruttezza, dalla quale siamo soliti giudicare ogni cosa, secondo rigidi canoni di gusto. E allora potrebbe essere…
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Come le bolle in un bicchiere di champagne
“Semplicitàsignifica sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo”. Mi sembra veramente illuminante, ai nostri giorni, questa regola. John Maeda, designer e artista visivo oltre che docente di Media Arts e Sciences al MIT, la ritiene, tra le leggi della semplicità, quella che le riassume tutte. E la considera valida non solo nel design, ma anche nell’approccio alla realtà, nelle tecnologie, negli affari e nella vita in genere. Invece, in questi nostri tempi, quando, per giunta, non siamo ancora del tutto consapevoli che l’attuale crisi sociale ed economica è appesantita e resa più indecifrabile da una crisi di significato, pare che si tenda a seguire la regola opposta: per rendere tutto più semplice…