• Il caso serio del linguaggio

    Cosa rischiamo nel passaggio dal “politichese” a un tipo di gergo che si potrebbe chiamare “populese”? Infatti il progressivo impoverimento linguistico che riguarda sia la comunicazione privata che quella pubblica sta diventando davvero una questione urgente. Lasciatemi condividere, a tale proposito, un’esperienza che penso facciate anche molti di voi. Una volta, qualche decennio fa, quando ci si sedeva nel salone di un barbiere, o ai tavolini di un bar (o in altri posti simili), sembrava relativamente facile, ascoltando le “quattro chiacchiere” che si fanno di solito in quel tipo di locali per passare il tempo, indovinare, dal modo di parlare, dai vocaboli usati o dal tono dell’argomentare, chi ci si…

  • Il tempo delle scelte

    Se ti sembra normale che vengano negati, ad alcuni, i diritti umani fondamentali, aspettati che arrivi, prima o poi, qualcun altro, più forte di te, che negherà i tuoi diritti. Perché, se c’è una lezione che la Storia, come una maestra paziente, non ha smesso di impartirci a più riprese, è che i diritti dell’uomo o sono universali o non sono! In realtà ciò che in questi nostri tempi, in Italia e altrove, si tenta di mettere in atto, in modo più o meno subdolo, è la contrapposizione tra i diritti del cittadino e i diritti dell’uomo.  Anzi quella forma strana di democrazia che con un ossimoro viene chiamata “democrazia autoritaria”,…

  • Per una filosofia delle rotatorie

    “So bene cosa voglio qui: voglio l’inconcluso”. Parole inaudite queste di Clarice Lispector (Acqua viva), che non abbandonano la mia mente, mentre mi faccio domande sulla strana mania di dover mettere la parola “fine” o di trovare necessariamente un titolo per ogni storia! Ne ho proprio bisogno? Davvero mi serve sempre uno schema in cui imprigionare la vita e le storie? Quelle personali o quelle delle culture, delle credenze, delle esperienze e dei linguaggi? Spiegare ogni cosa e cercare l’ultima parola ogni volta che penso, che parlo, che agisco? Credo veramente con questo di aver finito di capire? Non penso che questo può valere solo per le istruzioni d’uso del cellulare o…

  • I politici credono a quello che dicono?

    Forse la risposta più “politica” (sic) alla domanda posta nel titolo potrebbe essere: non è importante che ci credano. Ma non saremmo lontani dalla realtà se rispondessimo che, per lo più, i politici, anche quelli considerati bravi e “onesti”, non credono davvero alle cose che dicono. Quello del linguaggio politico infatti è senz’altro l’ambito in cui si verifica in modo più completo la cosiddetta “autonomia del politico”, teorizzata da diversi filosofi della politica, a partire dall’input dato da Machiavelli. I discorsi “politici”, soprattutto oggi, nella società dell’informazione e dello spettacolo, sono sempre più autonomi rispetto alla funzione di segni o di mezzi di comunicazione, per diventare essi stessi oggetto, ciò…

  • Il tempo della stupidità

    Certi tempi sembrano decisamente i tempi della stupidità. Attenzione, amici lettori, non interpretate come un’ingiuria o uno spregio il mio uso del termine “stupidità”. Certo, la stupidità può manifestarsi in molti modi. Essa può apparire come ignoranza, ottusità, mancanza di senso dell’umorismo, o come tendenza a prendersi troppo sul serio. Spesso la stupidità è incapacità di pensare le relazioni plurali tra le cose.  In altri casi la stupidità si identifica con la difficoltà di distinguere i propri desideri dalla realtà, o le mezze verità dalla verità. La stupidità è anche la pretesa di farsi opinioni o esprimere giudizi senza aver cognizione di tutte le variabili in gioco. Soprattutto, la stupidità…