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Educazione e linguaggio. Un destino comune
Di cosa parliamo, e cosa è in gioco, quando si parla di educazione? In particolare, di cosa parliamo, dal momento che è sempre più evidente una grande “faglia”, che separa gli “educatori” dai ragazzi e ragazze, a cui si pretende di dispensare insegnamenti o valori all’interno di schemi, strutture e istituzioni, che erano adatti a un’epoca in cui gli uomini e il mondo erano ciò che non sono più? In effetti, i “nuovi umani”, come li chiamava Michel Serres, non hanno più la stessa testa dei loro genitori. Così come non parlano più la stessa lingua. In più, forse è il caso di riconoscere che quasi tutto ciò che noi…
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La danza metafora della vita
Parlare di danza in tempi molto difficili? Possiamo davvero danzare, oggi? Sì, dovremmo danzare anche sugli abissi, esortava Nietzsche. Anzi, se è vero che la danza é una metafora della vita, allora è anche una finestra sulla vita. E, quindi, forse potrebbe aiutarci a pensare e a decifrare la condizione umana attuale. Sembra paradossale. Perché, di norma, non associamo la danza e il danzare alla dimensione del pensiero. Ma, in fondo, perché non farlo? Perché non pensare alla danza come un’arte che ha qualcosa da dire sulla nostra finitezza, ma anche sulla capacità di attraversarne il confine, indicando universi possibili, visibili e invisibili, “di cui solo il gesto umano potrebbe…
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Astinenza epistemica?
È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…
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Il filosofo che ragionava sulle favole
Secondo una segreta e antica genealogia, “il dio” genera l’eroe, questi genera il creatore di favole (il “favolista”), ed è quest’ultimo infine che genera il filosofo. È ciò che ci ricorda, sulle tracce di Socrate, Michel Serres, filosofo libero da schemi e amante delle favole. È per questo che, a suo parere, la verità discende dalla “pietas“, dal coraggio e dalla bellezza. Quando, verso la fine della sua vita, in “quei momenti in cui nessuno mente”, egli scrive “ragiono sulle favole che cantano al mio posto”, il filosofo, ancora sull’esempio di Socrate, completa una sorta di somma finale della conoscenza e della vita tra ragione, mito e musica. Noi sappiamo,…
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L'informazione è solo mitologia?
L’ultima illusione che sarebbe il caso di abbandonare è l’idea che l’informazione, (via stampa, tv, nuovi media) possa essere una via d’accesso al reale: la verità invece è che il reale assume sempre più la figura dell’oggetto perduto. . Questo avviene non solo quando ci troviamo di fronte a organi o operatori dell’informazione inaffidabili e professionalmente disonesti – capitano pure casi del genere -, ma anche quando gli operatori della comunicazione fanno con professionalità e onestà il proprio mestiere. Anche se, mentre in quest’ultimo caso, la difficoltà di accesso al reale è dovuta a cause, potremmo dire, oggettive, derivanti dalla natura stessa dell’informazione moderna, e dalla logica del mercato; nel…