• Tempo di tradimenti. La cultura

    Di fronte alla storia, la cultura svela un paradosso inquietante: nata per liberare l’uomo dalla necessità naturale, finisce troppo spesso per servire il potere, trasformandosi in una sofisticata arma di oppressione. Cosa ha a che fare la cultura con questo tempo di incredibili e vergognosi tradimenti? Che cosa ha a che fare la cultura, tradizionalmente intesa come veicolo di emancipazione e crescita, con il concetto di tradimento? A prima vista, nulla. Eppure, se osserviamo le dinamiche della storia e del nostro presente digitale, emerge una verità scomoda: la cultura possiede un “lato oscuro”. Come suggeriva Julia Kristeva, essa nasce dal bisogno di credere e di elevarsi, ma può facilmente assumere…

  • Educazione e linguaggio. Un destino comune

    Di cosa parliamo, e cosa è in gioco, quando si parla di educazione? In particolare, di cosa parliamo, dal momento che è sempre più evidente una grande “faglia”, che separa gli “educatori” dai ragazzi e ragazze, a cui si pretende di dispensare insegnamenti o valori all’interno di schemi, strutture e istituzioni, che erano adatti a un’epoca in cui gli uomini e il mondo erano ciò che non sono più? In effetti, i “nuovi umani”, come li chiamava Michel Serres, non hanno più la stessa testa dei loro genitori. Così come non parlano più la stessa lingua. In più, forse è il caso di riconoscere che quasi tutto ciò che noi…

  • La danza metafora della vita

    Parlare di danza in tempi molto difficili? Possiamo davvero danzare, oggi? Sì, dovremmo danzare anche sugli abissi, esortava Nietzsche. Anzi, se è vero che la danza é una metafora della vita, allora è anche una finestra sulla vita. E, quindi, forse potrebbe aiutarci a pensare e a decifrare la condizione umana attuale. Sembra paradossale. Perché, di norma, non associamo la danza e il danzare alla dimensione del pensiero. Ma, in fondo, perché non farlo? Perché non pensare alla danza come un’arte che ha qualcosa da dire sulla nostra finitezza, ma anche sulla capacità di attraversarne il confine, indicando universi possibili, visibili e invisibili, “di cui solo il gesto umano potrebbe…

  • Astinenza epistemica?

    È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…

  • Il filosofo che ragionava sulle favole

     Secondo una segreta e antica genealogia, “il dio” genera l’eroe, questi genera il creatore di favole (il “favolista”), ed è quest’ultimo infine che  genera il filosofo. È ciò che ci ricorda, sulle tracce di Socrate, Michel Serres, filosofo libero da schemi e amante delle favole. È per questo che, a suo parere, la verità discende dalla “pietas“, dal coraggio e dalla bellezza. Quando, verso la fine della sua vita, in “quei momenti in cui nessuno mente”, egli scrive “ragiono sulle favole che cantano al mio posto”, il filosofo, ancora sull’esempio di Socrate, completa  una sorta di somma finale della conoscenza e della vita tra ragione, mito e musica. Noi sappiamo,…