Astinenza epistemica?
È ancora possibile combattere per la verità?
Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata.
Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti.
Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile.
Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e ragionevolezza del credere. immemori del fatto che, da sempre, il bisogno di credere si traduce necessariamente anche nel desiderio di sapere (Julia Kristeva).
Ed è paradossale che anche le Chiese, in tal modo, aggiungano il loro pesante contributo alla crisi della post-verità.
Siamo davvero in un contesto in cui varie forme di ideologie, prodotte “in casa“, hanno talmente la meglio sulla realtà, da spingere a ritenere che, quale sia la verità, interessa poco o niente?
In fondo, la post-verità è tutta qui: preferiamo credere alle informazioni che si accordano alla nostra mentalità, ai nostri “valori” o pregiudizi, senza preoccuparci che siano fondate o no.
Inondati da assemblaggi di “teorie”, “valori”, news e fake news, forse non siamo più in grado di capire che informazione e conoscenza non si identificano.
Ci stiamo trasformando e asserragliando, tutti, in “camere dell’eco” (Lee McIntyre), o bolle o silos informativi, cioè in ambienti virtuali dove la gente si ritrova sulla base di un’affinità “ideologica”, che, dall’incontro, esce rafforzata?
A dire il vero, siamo in una fase in cui esternalizziamo il sapere: cerchiamo gente che pensi per noi e dica esattamente quello che a noi piace sentire.
Certo, in questo siamo agevolati da alcuni organi di informazione, i quali, più che cercare “lettori”, mirano a raccogliere intorno a sé delle vere e proprie chiese, o sette di seguaci, fedeli, fanatici e ciechi, come quelle folle di cui si parlava sopra.
E inoltre, dal momento che ricerca delle ragioni, libertà e democrazia sono necessariamente connesse, non è forse per questo che gli attuali predicatori e venditori di “verità à la carte” sono per lo più sostenitori (consapevoli o meno) dei regimi autoritari?
Non è un caso infatti se regimi come Russia, Cina, Iran, e simili, sono oggi direttamente impegnati, a livello globale, in imponenti “operazioni linguistiche“, a volte rozze, a volte sofisticate, che con ogni mezzo mirano a far scomparire la realtà e sostituirla con le sue contraffazioni.
Oggi infatti non si tratta più solo della menzogna e propaganda per perseguire i propri fini, che accompagnano da sempre le tattiche della politica. È qualcosa di nuovo e di diverso. È il tentativo di far passare l’idea che, quale sia la verità deve interessare poco o niente.
In effetti, quando oggi si parla della crisi della post-verità, bisogna aggiungere che dietro di essa, in realtà, irrompono “la crisi dell’opinione pubblica, della rappresentanza, della democrazia, e l’avanzata delle dittaturenel mondo.
Se si riflette attentamente, si può notare che tra le dittature, il totalitarismo e il “post-veritismo”, (Tiercelin), si va delineando una medesima strategia: “rompere ogni relazione tra linguaggio e realtà, e impedire ogni accesso alla verità oggettiva, in modo da distruggere le condizioni stesse della libertà“.
È per questo che ciò che è in gioco oggi non è solo l’epistemologia o solo la sfera pubblica, o l’etica, ma la realtà stessa.
La sfida oggi non riguarda solo l’idea della conoscenza della realtà; ma l’esistenza stessa della realtà e la sua natura. Si tratta di una sfida, per così dire “metafisica“, come rileva opportunamente la filosofa Claudine Tiercelin.