CON KANT NEL…“PAESE DEI BALOCCHI”

Sarà vero? Sociologi ed esperti della comunicazione dicono che l’obiettivo della pubblicità e delle tecniche di marketing è trasformare i consumatori in bambini! Questo renderebbe infatti più facile proporre e vendere prodotti…e sogni connessi! Sarà vero?
Perché, se così fosse, si spiegherebbero meglio anche tanti altri fenomeni difficilmente comprensibili. Per esempio, quello che accade, in campo sociale e politico, in tema di consenso, elettorale ma non solo. Come spiegare, infatti, prolungati consensi e strane forme di “amore mimetico” verso capi, siano essi politici o altri personaggi pubblici in genere, che la storia, immancabilmente, si incarica, poi, di dimostrare rovinosi per il futuro di quelle comunità?
Certo, appare semplicistica e, forse, una forzatura, la spontanea tendenza a spiegare questi fenomeni solo con la constatazione che i popoli, spesso, perdono la ragione, nonostante non si possa negare che anche questo accada! Una spiegazione del resto non troppo infondata se  diamo retta all’opinione di uno scienziato secondo cui l’uomo è tutto fuorché razionale: secondo E. Boncinelli, infatti, gli esseri umani sono razionalmente coerenti poche volte e per poco tempo! (..per inventare la… ruota ci abbiamo impiegato centinaia di migliaia di anni!). Ma è senz’altro vero, però, che sarebbe una troppo comoda scorciatoia spiegare certi comportamenti collettivi solo con la perdita della ragione!
E qui torniamo alla considerazione iniziale. Perché, se è vero che l’obiettivo strategico della pubblicità è trasformare i consumatori “adulti” in bambini e adolescenti, allora è ipotizzabile che, nei sistemi politici contemporanei, in cui la dimensione spettacolo è prevalente, l’associazione tra marketing e proposta politica sia alquanto naturale! E allora è anche molto probabile che la strategia per la ricerca del consenso comprenda la trasformazione degli elettori-consumatori in bambini e adolescenti! (del resto non è forse vero che, in Italia, l’intera struttura iniziale di un partito, diventato poi di maggioranza, è stata messa su utilizzando addetti al marketing dell’azienda di proprietà del suo fondatore?)
Bene, se questo accade, non abbiamo bisogno di ricorrere solo alla perdita della ragione per spiegare scelte elettorali o orientamenti, spesso irresponsabili, relativi alle questioni di interesse generale (politica, economia, istruzione…), orientamenti inspiegabili in società democratiche, dove i cittadini avrebbero la possibilità di scelte libere e ponderate, invece di affidarsi ciecamente nelle mani del “primo venuto”! Se la trasformazione degli elettori-clienti in bambini o adolescenti è una delle raffinate tecniche di controllo utilizzate nello scambio politico e nell’agone elettorale (e questo spiegherebbe anche la “violenza” della lotta per il controllo dei mezzi di comunicazione!), allora diventerebbe centrale un’altra questione.
E forse si tratterebbe della vera questione di oggi! Si tratterebbe infatti di un attacco in corso alla crescita della coscienza collettiva, reso più pericoloso dalle potenzialità tecniche contemporanee, ancora gelosamente strette nelle mani di pochi! Ma allora, come in tutti gli snodi e i momenti critici della storia delle società e dell’evoluzione culturale, la questione della convivenza nella “polis”, la questione politica, ridiventa, oggi, prima di tutto, una questione educativa, – nonostante il cinismo, l’ottusità e l’indifferenza diffusa verso questi temi.  Una questione educativa che può diventare un compito per chiunque e dovunque oggi!
In questo caso, però, avremmo anche bisogno di ritrovare maestri degni di questo nome.
Maestri che non divorino i loro allievi, maestri che non temano la libertà, maestri che sappiano imparare ancora più che insegnare, maestri non allenati solo a dare risposte ma guide sapienti nell’arte di porre domande, maestri che non soffochino la molteplicità e l’immaginazione, maestri che siano talmente autorevoli da guidare gli altri a camminare da soli, maestri capaci di lasciar andare i propri allievi, maestri che sappiano generare autostima negli allievi, non addestrandoli a giocare al ribasso ma invitandoli a guardare e a mirare in alto, maestri che non spengano l’unicità dei propri allievi conservandoli in permanente stato di minorità, maestri che sappiano trasmettere anche il bisogno di verità e dl senso, non considerando però la verità e il senso loro proprietà ma piuttosto eventi che, ogni giorno, non smettono di rivelare qualcosa di sé a chi si fa mendicante e nomade!
Ci sono ancora maestri del genere?… Beh!, intanto, potremmo cominciare richiamando alla memoria la lezione di un maestro antico, che più di 200 anni fa, descriveva ed invocava, l’esercizio della maturità. Forse, in questo modo, per noi, fermi, e incerti, ad un incrocio della storia, potrebbe diventare più agevole individuare la direzione di marcia della sola educazione immaginabile in un mondo adulto e plurale!
“ L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso.
Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza…. La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall’eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorenni per l’intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori.
E’ tanto comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene, ecc., io non ho più bisogno di darmi pensiero per me. Purché io sia in grado di pagare, non ho bisogno dì pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione. A far si che la stragrande maggioranza degli uomini … ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori del girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora questo pericolo non è poi così grande come loro si fa credere, poiché a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare…. È dunque difficile per ogni singolo uomo districarsi dalla minorità che per lui è diventata pressoché una seconda natura. E’ giunto perfino ad amarla…” ( I. Kant, Che cos’è l’illuminismo)

Amo la storia delle idee, la filosofia e la musica. Mi interessano i linguaggi, la comunicazione, i libri.

2 commenti

  • Anonimo

    D'accordo col richiamo a Kant e al suo monito ad uscire dalla minorità per essere veramente uomini. Ma con una precisazione che da un po' mi frulla nel cervello. Lo stato di minorità è veramente quello del bambino? O è quello dell'adulto che non sa andare al dilà del proprio particulare (del proprio interesse immediato, che magari dopo un po' gli si ritorcerà contro), che non sa violare l'orizzonte della gabbia, che non sa vedere che il re è nudo? Non ha detto Cristo che se non saremo come i bambini non entreremo nel regno dei cieli? E certo non stava facendo del berlusconismo ante litteram! Dunque, dobbiamo recuperare la capacità dei bambini di guardare con curiosità e senza vincoli il mondo intorno a noi, per poi passare, conservando questa curiosità disarmante, a leggerlo criticamente.

  • Anonimo

    “La grande illusione”La palude in cui versa “L’educazione”, in Italia, si è formata, a poco a poco, subdolamente , dagli anni settanta in poi; quando si cominciò ad invocare il legittimo diritto, per tutti, ad una educazione universitaria democratica.Il ’68 fu l’anno dello scoppio dell’insofferenza degli studenti per una Scuola, ancora ottocentesca , per quanto riguardava i doveri “culturali” dei laureandi, ai quali si chiedeva di perpetrare il loro ossequio alla Classe Dirigente dominante, abbracciandone, senza ombra di dubbio, la Politica sociale ed economica, fin lì imposta, se si voleva accedere ad un qualsiasi livello di comando.Il grande errore, la grande illusione, le cui conseguenze stiamo ancora pagando e, purtroppo, penso pagheremo ancora per decenni, fu di credere che, per spazzare via la vecchia Dirigenza, bastava occuparne il posto, saltando, le faticose tappe di uno studio metodico, serio, per avere poi l’attrezzatura indispensabile, per pensare e costruire quella Società più democratica, più giusta, che si invocava nei mille e mille cortei di protesta.La prima “scorciatoia” fu la richiesta di rendere più facili gli “esami di stato”, nella Scuola Media Superiore, da superare in due sole materia curriculari.La seconda scorciatoia, la più insidiosa, fu l’accesso a tutte le Facoltà, per tutti, a prescindere dalla scuola di provenienza e dalla preparazione “banalizzata” dagli esami suddetti.Il Potere politico ed Economico dell’epoca, capì subito che, il modo più efficace e, in prospettiva, più “fruttifero” per conservare il Potere, anzi, per ipotecarlo per altri decenni, non era quello di opporsi, con la forza, alle legittime richieste degli studenti in rivolta, ma, al contrario, di recepirle, tutte ; per, poi, svuotarle, a poco a poco, nel corso degli anni, fino ad assicurare a tutti i Titoli di Studio tanto agognati, quanto vuoti di valore nella competizione con le altre Nazioni europee o con quelle , appena affacciatesi, nel mondo industriale globalizzato.Sono sorte, così, proprio in questi anni, le “Lauree Brevi” (che significa ? Che valore hanno?) alle quali non è stato agganciato alcun sbocco professionale.(Per non parlare dello smembramento “artificiale” di quasi tutte le Discipline classiche; solo per moltiplicare cattedre, e quindi Potere e…stipendi)Ma la colpa maggiore, secondo me, è stata ed è dei “politici” di Sinistra, che o non hanno visto l’insidia di quelle “scorciatoie” di cui dicevo, o peggio, le hanno anche essi cavalcate.Non sono riusciti (o non hanno voluto. Servivano anche a loro: Cattedre, Potere e…stipendi ?) nel loro ruolo di “leaders, che è proprio quello di “vedere” in anticipo le conseguenze di una politica educativa, dissennata e foriera delle conseguenze nefaste, civili ed economiche, che stanno distruggendo il nostro paese. Allora, caro blogger, non ti meravigliare se il cittadino comune, ormai,e purtroppo, delega “tutto” agli altri; gli hanno estirpato il “piacere” di dire “NO !”E chi lo ha incoraggiato a vivere, ormai, in uno stato di “ebetismo” sono stati anche coloro, e ritorno alla “Sinistra, che avrebbero dovuto tenerlo sveglio, vigile!Per loro, non trovo scusanti, basterebbe ricordare il ruolo che hanno avuto nel promuovere una Legge Elettorale, a Lista bloccata, che nega all’elettore la libertà di scelta del candidato.Allora, in che ambito cercare i Maestri ? In noi stessi ? Forse !Mario Rosario Celotto

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