• Dove vai quando rientri in te?

    Sì. Dove crediamo di andare quando diciamo di rientrare in noi stessi? Se analizziamo il nostro linguaggio e le nostre categorie, ci accorgeremo che un paradossale e infondato dualismo determina ancora oggi la nostra conoscenza e l’esperienza di noi stessi e del mondo. Si tratta della cristallizzazione di un dualismo tra “interiore” e “esteriore“ talmente preminente, e dato per scontato, per cui “l’esterno“, o l’esteriorità, avrebbe sempre il bisogno di essere sanato, salvato o redento. Perché ciò che appartiene all’esteriorità sarebbe sempre ingiusto, negativo o del tutto effimero. Un tipo di dualismo nato per ergersi contro un mondo ingiusto, alla fine si è rivolto contro qualsivoglia esteriorità. Di quel dualismo siamo tuttora impregnati, nota Harold Bloom. In effetti, abbiamo a che fare con un rigido schema che, scrive…

  • Astinenza epistemica?

    È ancora possibile combattere per la verità? Sembra di no, se si fa attenzione a tanti personaggi, che nelle, vesti di dotti, esperti, moralisti o religiosi, impazzano sui social, sulle tv o sulla carta stampata. Talora, sembra di assistere alle scorrerie di quelle bande di predicatori fanatici e urlanti che impestavano le piazze europee tra cinque e seicento o nei periodi più violenti della caccia alle streghe, e tuttavia raccoglievano intorno a sé folle altrettanto impazzite e vocianti. Sì, forse viviamo in una fase di “astinenza epistemica” (Claudine Tiercelin, La Post-verité ou le dégoût du vrai), in cui la questione della verità sembra diventare marginale o inutile. Si tratta di una pericolosa “astinenza epistemica“, se anche le Chiese con una lunga tradizione teologica preferiscono oggi esaltare “entusiasmo“, emozioni o “esperienze“, contro ragioni e…

  • La fiera della vanità e la lezione di Callimaco

    Il pericolo del vanitoso è che crede a tutto ciò che dice. Forse è per questo che Callimaco vedeva nella vanità il vizio capitale del mondo. In effetti, anche oggi, nell’era della “post-verità“, come nell’analoga epoca “post-filosofica”, quella di Callimaco, accade sempre più spesso che essere “sapienti“, “esperti”, “leader”, si identifichi con “prevalere” nella sfida pubblica. Basta seguire – a patto che si riesca a farlo senza subire danni! – dibattiti pubblici, talk show, confronti sui media, e spesso anche i convegni tra studiosi, per avere la netta impressione di assistere a una fiera della vanità, dove, anche quando le questioni sembrano le più serie, l’obiettivo fondamentale non è altro…

  • L’ordine del desiderio

    Che succede se il desiderio non è più solo “desiderio” ma “norma“? Se non è più ciò che deve essere gestito dalla ragione, o dal Sé della psicoanalisi; ma una “pratica” che ha valore positivo in se stessa, si può ancora parlare di desiderio? O non capita, piuttosto, che l’apologia dell’individuo che desidera porti alla diffusione di un’altra, paradossale, forma di sistema normativo, verso un vero e proprio “ordine del desiderio”, questo sì davvero paradossale? Si parla di valore ma in realtà si fabbrica la norma, come nota Olivier Roy. Infatti, se il desiderio è prevalentemente norma, allora desiderare diventa solo comportamento, principio che spinge all’azione, verso una “pratica” di…

  • Giordano Bruno, l’infinito e la libertà

    La realtà non è che ripetizione, perciò abbiamo bisogno uno “sguardo” diverso, che non si fermi alle “figure” ma scopra le cose e ia realtà come “immagini“. Abbiamo bisogno di “leggere il reale alla rovescia“(Proust) e, per così dire, dal punto di vista dell’infinito. La perenne lezione di Giordano Bruno è tutta qui. L’avvertimento con cui Paul Valéry aprì il suo primo corso al Collège de France potrebbe descrivere bene l’approccio di Bruno alla conoscenza e alla vita stessa. “Vi ricordo che lo scopo di questo corso non è insegnare, ma risvegliare – non rendere alcune cose più facili, ma al contrario più difficili davanti a voi – non risolvere…