Il tradimento delle élites
Sono sempre più convinto, cari lettori, che, nonostante il clamore che si fa da sempre su scandali, disonestà e corruzione, il vero “scandalo” (dal greco “skàndalon“: inciampo, stessa radice di “skolon“: ostacolo, impedimento) è il tradimentoo l’abdicazione al loro ruolo da parte delle élites.
È questo tipo di tradimento che impedisce il cammino e il progresso civile umano.
Infatti, se guardiamo alla storia, non necessariamente le élites che vengono meno al loro ruolo sono quelle coinvolte in fenomeni di corruzione o di disonestà; né, necessariamente, le élites “positive” sono quelle apparentemente integre.
Il vero impedimento al progredire dell’umanità anche sul piano culturale e spirituale, e non solo su quello politico-sociale, tecnico o economico, è la rinuncia al loro ruolo, al loro compito, ai loro “talenti”, alla loro “vocazione”, da parte delle élites.
Oggi vediamo élites intellettuali, professionali, economiche, religiose, politiche, così come vediamo anche nazioni e popoli, una volta guide del progresso e dello sviluppo, che fuggono davanti ai rischi e alle paure.
Le paure oggi sono prodotte dalla crisi dei vecchi modelli di stato e sovranità, dai cambiamenti e dalle trasformazioni dell’economia, dall’incertezza del futuro, dagli inarrestabili processi di integrazione globale, dai movimenti di popoli disperati in cammino verso il futuro.
Spesso, ma è già accaduto nella storia, quelle che appaiono come élites “positive”, fuggono dalle loro responsabilità e dal loro ruolo, o per semplice paura, o per mancanza di fantasia e inventiva, o per miopia, o per l’incapacità a cogliere le dinamiche della storia, o, a volte, per puro ipertrofico egoismo!
Vedi, oggi, a modo di esempio, l’Inghilterra della Brexit, vedi il leghismo nel nord Italia, vedi gli USA di Trump, vedi nazioni del nord o dell’Est europeo, come Olanda, Polonia e Ungheria, dove popoli e ceti sociali che hanno avuto, nella storia passata, un ben altro ruolo, fuggono a briglie sciolte e in direzioni diverse di fronte a rischi e incertezze, o per rinchiudersi in impossibili fortezze, o alla ricerca di una unità e un’armonia passate, perdute!
E tuttavia, quale sarebbe stata la storia dell’umanità se nei momenti nodali, decisivi e anche tremendi e terribili della storia dell’ uomo, le élites di allora avessero rifiutato di affrontare le novità, le incertezze e i rischi?
Avremmo avuto la straordinaria civiltà apparsa nella storia occidentale grazie al coraggio delle élites aristocratiche della Grecia classica nell’immaginare una nuova struttura dello stato, nel consentire la nascita della polis e l’invenzione della democrazia? E che sarebbe la moderna Europa se, di fronte a quel “diluvio universale” (P. Sloterdijk) che fu la “peste nera” del 300, le élites di allora, (tra cui in modo peculiare quelle inglesi e olandesi), non avessero reagito avviando quella “spinta storica mondiale” che fece dell’Europa il centro del mondo per mezzo millennio circa? Avremmo avuto la “follia di Colombo“, il Rinascimentoo la rivoluzione scientifica, senza la temerarietà, l’azzardo e “l’esplosivo sogno delirante” delle élites del continente europeo? E si potrebbe continuare trovando altri esempi che hanno accompagnato il tortuoso cammino della storia, tra l’altro anche italiana, come quell’ardire di élites intellettuali, economiche e borghesi, soprattutto del Nord Italia, che nell’800 osarono immaginare un’Italia più grande, più unita e più moderna!
Che ne è, oggi, di quel tipo di gente che con tutte le proprie contraddizioni e i propri grovigli di interessi non sempre trasparenti, non ebbero paura di accompagnare le loro comunità e i loro popoli verso il futuro, pur se sconosciuto e rischioso?
Oggi, forse, abbiamo perso qualcosa?Deriva da questo la “depressione” dei popoli europei, l’incapacità di narrazioni significative da parte di governanti e oppositori, il parlare a vuoto e la povertà di pensiero e di immaginazione delle élites intellettuali, politiche ed economiche?